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> L'APPROFONDIMENTO

IL "BUSINESS" DELLE BANANE DELLA SOMALIA IN EPOCA COLONIALE


Paolo Padova

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La crisi del '29 aveva messo in ginocchio i trasporti marittimi, un quarto della flotta italiana era in disarmo. Servivano idee radicali, in quanto la grande depressione aveva portato alla crisi del cotone il cui prezzo era diminuito del 50%. Un armatore genovese, Andrea Marsano, decideva quindi di puntare su un mercato in forte espansione ma ancora poco conosciuto in Italia, quello delle banane. In epoca di fabbriche e miniere, la banana stava diventando il frutto operaio per eccellenza, perché pur senza posate si poteva consumare senza toccarne la polpa con le mani e la sua coltivazione si presentava come la più redditizia dell'epoca. Costituita nel 1931 la Società di Navigazione Italo-Somala, Marsano ordinava in Svezia tre bananiere da circa 3.120 tonnellate di portata lorda, la Capitano Bottego, il Duca degli Abruzzi e la Capitano Cecchi, le prime con bandiera italiana, e in Somalia, allora colonia italiana, avviava accordi commerciali con i produttori locali.


 
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Nel dicembre 1935 anche il regime fascista decideva di investire nel business delle banane, costituendo la Regia Azienda Monopolio Banane (RAMB) per il trasporto e la commercializzazione in Italia delle banane prodotte nelle concessioni agricole sorte in quegli anni nella colonia della Somalia italiana, particolarmente nel comprensorio di Genale ed in quello del Giuba.
 
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La RAMB edificava depositi nelle principali città italiane e, per il trasporto delle banane, si avvaleva all'inizio di navi frigorifero esistenti ed in seguito, dal 1937, faceva costruire 4 nuove e moderne bananiere, battezzate dall'acronimo della azienda RAMB: RAMB I, RAMB II, RAMB III, RAMB IV, che dovevano avere un'autonomia sufficiente per la rotta Mogadiscio-Napoli senza soste intermedie e a pieno carico.
Di queste due venivano costruite dal Cantiere Ansaldo di Sestri Ponente e due dai Cantieri Riuniti dell'Adriatico negli stabilimenti di Monfalcone.


 
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RAMB II costruita nel Cantiere Ansaldo

 
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Queste unità, dopo lo scoppio del conflitto venivano trasformate in navi militari e, come tali furono utilizzate dalla Regia Marina. La RAMB disponeva di una piccola flotta di navi da carico e bananiere: oltre alle quattro RAMB, ne facevano parte le tre motonavi requisite alla Compagnia di Navigazione Italo-Somala. Delle sette unità sopravviveva alla guerra solo la RAMB III, che però veniva catturata dalle truppe jugoslave.
Dopo la fine della guerra la RAMB venne sciolta, ma l'Italia continuò ad accordare alle banane somale una protezione tariffaria doganale fino agli anni Sessanta.
Attualmente il prodotto della Somalia non è più destinato alla esportazione, ma solo al consumo interno.


 
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RAMB III costruita nei Cantieri Riuniti dell'Adriatico

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